A colloquio con Penny Ritscher

A colloquio con Penny Ritscher di Silvia Cavalloro

Come sono cambiati i tempi dei bambini? Come è caratterizzata la loro vita rispetto alla possibilità di autorganizzazione, di autonomia?
Nella società contemporanea il tempo dei bambini è super strutturato, con pochissimi spazi sospesi: questa è una novità nella storia recente dell’infanzia. Innanzi tutto la scuola materna non era così presente e diffusa come oggi, mentre la scuola elementare terminava prima del pranzo. Fino a qualche decennio fa il tempo non strutturato era proprio una caratteristica dell’infanzia. I bambini non erano inseriti in programmi fitti di strette scadenze e passaggi che accompagnano ora, dall’inizio alla fine, il susseguirsi delle giornate, lasciando pochissimi spazi nei quali non è l’adulto che determina ciò che si fa e quando lo si fa.

E cosa comporta questo, oltre al fatto di avere meno libertà?
I bambini non imparano a gestire il loro tempo e diventano sempre più dipendenti da un adulto che deve costantemente essere presente e che struttura il tempo: un insegnante, un animatore, un allenatore.
Non si devono mai confrontare con lunghi pomeriggi, con momenti morti o un po’ di noia, condizione che favorisce lo scaturire di qualche idea nei bambini, che dopo un breve spazio sospeso inventano qualcosa da fare. Il confronto con il tempo vuoto praticamente non esiste più come occasione per superare quei momenti in cui non si sa cosa fare che poi aprono a progetti nuovi, al saper giocare anche con “niente”.

Notizia integrale qui: http://zeroseiup.eu/a-colloquio-con-penny-ritscher/

Claudia Protti & Raffaella Bedetti – © Parchi per Tutti

 

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