Consiglio di lettura: Homo ludens – Johan Huizinga
01 Ott 2016

Consiglio di lettura: Homo ludens – Johan Huizinga

Buongiorno, oggi sconfiniamo un po’ dall’argomento a cui solitamente sono dedicati i nostri post. I protagonisti non sono i parchi gioco inclusivi ma il gioco analizzato da uno storico olandese. Il libro è “Homo ludens” e l’autore è Johan Huizinga (Groninga, 07/12/1872 – 01/02/1945). Il libro è stato pubblicato in lingua tedesca ad Amsterdam nel 1939, in Italia nel 1946.

“Quando noi uomini non risultammo così sensati come il secolo placido del “culto della Ragione” ci aveva creduti, si dette alla nostra specie, accanto al nome di homo sapiens, ancora quello di homo faber – uomo produttore. Termine che era meno esatto del primo perché anche più di un animale è faber. Ciò che vale per fare, vale anche per giocare: parecchi animali giocano. Tuttavia mi pare che l’homo ludens, l’uomo che gioca, indichi una funzione almeno così essenziale come quella del fare, e che meriti un posto accanto all’homo faber.”

Ecco alcune estratti dal libro:

Da molto tempo sono sempre più saldamente convinto che la civiltà umana sorte e si sviluppa nel gioco, come gioco.

Che cos’è in fondo il “gusto” del gioco? Perché strilla di gioia il bambino? Perché il giocatore si perde nella sua passione, perché una gara eccita sino al delirio una folla di spettatori? L’intensità del gioco non è spiegata da nessuna analisi biologica. Eppure in quell’intensità, in quella facoltà di far delirare, sta la sua essenza, la sua qualità. La Natura, pare che ci dica la logica, avrebbe potuto dare alla sua prole tutte quelle funzioni utili di scarico di energia, di rilassamento, di preparazione, e di compenso, anche nella forma di esercizi e reazioni puramente meccanici. Invece no, ci dette il Gioco, con la sua tensione, con la sua gioia, col suo “scherzo”.

L’esistenza del gioco confermo senza tregua, in senso superiore, il carattere sopralogico della nostra situazione nel cosmo. Gli animali sanno giocare, dunque sono già qualche cosa di più che meccanismo. Noi giochiamo e sappiamo di giocare, dunque siamo qualche cosa di più che esseri puramente raziocinanti, perché il gioco è il irrazionale

Ogni gioco è anzitutto e soprattutto un atto libero. Il gioco comandato non è più gioco. Tutt’al più può essere la riproduzione obbligata di un gioco.

Il bambino e l’animale giocano perché ne hanno diletto, e in ciò sta la loro libertà.

Gioco è un’azione, o un’occupazione volontaria, compiuta entro certi limiti definiti di tempo e di spazio, secondo una regola volontariamente assunta, e che tuttavia impegna in maniera assoluta, che ha un fine in se stessa; accompagnata da un senso di tensione e di gioia, e dalla coscienza di “essere diversi” dalla “vita ordinaria

Il valore di una parola nel linguaggio e determinato dalla parola che esprime il contrario. Di fronte al gioco noi poniamo la “serietà”, e in senso più particolare il “lavoro”, mentre di fronte a serietà si possono anche porre “scherzo” o “capriccio”.

Claudia Protti & Raffaella Bedetti – © Parchi per Tutti

 

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