Consiglio di lettura: Parchi urbani e campi gioco – 3

Parchi urbani e campi gioco. Progettazione, sicurezza, gestione e animazione del verde pubblico
Il volume è il risultato di una ricerca che è stata promossa inizialmente dal Dipartimento di Urbanistica dell’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, ma si è ben presto collegata con altri Enti, Istituti italiani e stranieri e con singoli studiosi i quali, sia pure da angolazioni diverse, si occupano, spesso con incomprensioni e/o con scarsi mezzi, delle problematiche relative ai parchi urbani ed ai campi gioco.

Esso ha tratto i suoi auspici da un Convegno Nazionale promosso dal Comune di Rimini, particolarmente sensibile ai tempi ambientali ed alla progettazione/gestione del verde pubblico, e patrocinato dal CIGI, (Comitato italiano per il gioco infantile).
Vi riportiamo una piccola parte dal capitolo dedicato a: “Del verde pubblico standardizzato alla progettazione interdisciplinare degli spazi aperti” di Giorgio Conti. Tenete presente che i libro è stato stampato nel 1988 e quanto riportato qui sotto ha valore puramente storico.
30 anni dopo non è cambiato molto: il progetto del parco giochi non è ritenuto importante così come non è ritenuto importante il valore del parco giochi.

Così assistiamo indifferenti  al paradosso urbano di vedere, da un lato, crescere una popolazione sempre più attenta e “disponibile” alla cultura ed alla necessità “fisiologica” di occupare intelligentemente il proprio tempo libero e, dall’altro, restringersi gli spazi di socializzazione e di incontro, date le note difficoltà degli Enti locali, incapaci spesso persino “di mantenere” decorosamente il Verde Pubblico esistente. 

Ancora una volta i “bisogni dei bambini e dei ragazzi” vengono sacrificati sull’altare della ben più pressante “questione giovanile” senza capire che è vero quel che ha sempre sostenuto  Maria Montessori: “Il bambino rappresenta il costruttore dell’adulto”.

Del resto anche laddove i Campi Gioco si sono progettati e realizzati i risultati non son stati soddisfacenti. Le cause di questo insuccesso sono molteplici, ma tra le principali vi è la “qualità progettuale”.
In molti casi è mancato, a dar vita al progetto, un approccio inter-disciplinare alle problematiche ludiche e del Parco Urbano. Nonostante che in Italia non siano mancate proposte e pubblicazioni sull’argomento, l'”Architetto” chiamato a progettare i Campi Gioco ed i Parchi Urbani si è, nella maggior parte dei casi, sentito un “Archi-tutto”.
Proprio perché i Parchi Urbani rappresentano dei “vuoti” quindi “per antonomasia” dei progetti minori, dove tutti si sentono autorizzati a fare proposte.
Inoltre, se è vero quel che ha scritto Leonardo Sinisgalli: “I giuochi mettono i filosofi in imbarazzo”, si può ben comprendere come il nostro “Archi-tutto” li abbia scelti, come si scelgono le piastrelle di un bagno e li abbia collocati, come si collocano eleganti soprammobili in un appartamento “per bene”.
Se i Campi gioco sono didatticamente interessanti, se sviluppano fantasia e creatività sociale, se rappresentano luoghi di convivialità urbana o se le strutture di gioco sono “sicure”, questo è un problema, che nel migliore dei casi viene “affrontato a posteriori”, a Parco inaugurato.
Il Campo-Gioco che dovrebbe essere progettato per essere uno spazio dinamico e socializzato alternativo al gioco elettronico si trova ad essere, parafrasando Musil, una struttura ludica senza qualità: dove il bambino rimane statico e l’attrezzo è dinamico.
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La progettazione di un Campo Giochi non è “un gioco da ragazzi”

Claudia Protti & Raffaella Bedetti – © Parchi per Tutti

 

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