Crescita e gioco
Noi oggi chiediamo ai nostri bambini dei gradi di specializzazione sempre più elevati. Chiediamo che siano i primi della classe, che conoscano l’inglese, che sappiano usare il computer, … Così facendo ci dimentichiamo qual è la loro stessa essenza e quali sono i loro veri bisogni.
Questo è uno degli aspetti da valutare con molta attenzione e con molta responsabilità perché noi non possiamo chiedere dei gradi di specializzazione così elevati ai bambini se togliamo loro, se neghiamo loro un diritto fondamentale che è quello del gioco. Lo sancisce la Carta dei Diritti dei bambini, lo sancisce l’OMS.
Dobbiamo ricondurre la nostra attenzione su un piano che ci riporti un equilibrio corretto e che ci permetta di osservare i nostri bambini da un punto di vista privilegiato.
Quando un bambino gioca non sa spiegare perché lo fa, però sta bene. C’è un ricercatore americano, Stuart Brown, (che ha fondato l’istituto di ricerca nazionale sul gioco in Florida), che ha utilizzato alcuni metodi applicandoli anche agli adulti, e si è reso conto che per esempio nel fare la selezione del personale divideva i candidati in due gruppi: chi aveva giocato e chi no perché nel corso di queste sue ricerche che sono durate più di vent’anni, si è reso conto che i bambini che avevano giocato avevano una marcia in più. L’importanza del gioco non è solo da riferire solo all’infanzia ma all’intera vita dell’uomo. Quello che noi impariamo attraverso il gioco lo riproduciamo poi quando saremo adulti.
Il bambino quando gioca non sa perché lo fa però si diverte, fa delle cose che in altri ambienti istituzionalizzati non sarebbero riproducibili. Un bambino in un’area gioco prova e riprova senza subire nessun tipo di sanzione, prova e riprova in un ambiente libero che gli consente di essere se stesso, di sfidarsi, di mettersi alla prova.
Il parco giochi permette ai bambini di imparare e di apprendere e di sviluppare gradi di apprendimento sempre più elevati e sempre più specializzati attraverso un’attività che non gli costa fatica.
Il gioco è un’attività serissima e chi si occupa di progettazione deve assumersi la responsabilità delle scelte e per farlo ci vuole competenza. È chiaro che nessuno di noi è onnisciente quindi è necessario capire che dobbiamo affrontare una progettazione di un’area gioco, di uno spazio riservato all’infanzia, aprendo la nostra mente a una collaborazione multidisciplinare. Se non facciamo così ritroveremo sempre delle aree che non sono all’altezza dei nostri bambini.
Nel momento in cui noi realizziamo delle aree gioco che al loro interno hanno solo dei giochi a molla e delle altalene e degli scivoli perché è l’attrezzatura che noi più conosciamo perché siamo abituati a vederla, non abbiamo fatto un piacere ai nostri bambini, anzi: abbiamo dato loro un solo stimolo che è quello legato all’equilibrio.
Molto spesso creare delle attrezzature che piacciono a noi adulti, che rispondono a dei requisiti artistici o architettonici non vuole dire fare il bene dei nostri bambini.
Giocare in un parco vuole dire permettere al bambino di sperimentare e di sperimentarsi, di relazionarsi, di fare degli errori e di riprovare senza essere sanzionato. Il bambino in un parco sperimenta se stesso e anche l’ambiente che lo circonda; condivide e si relaziona senza sentirsi in competizione.
Daniela Beccari
Paesaggio Critico – Paesaggi ludici, crescita e gioco – video del seminario di aggiornamento del 27 febbraio 2013
Claudia Protti & Raffaella Bedetti – © Parchi per Tutti