Disabili, persona con disabilità, barriere architettoniche
In questo senso, dico io, la parola “disabile” è un’abbreviazione funzionale, ma bugiarda.
È un po’ il simbolo che vedo in quest’opera, le persone con disabilità non sono schiacciate dalla propria carrozzina, che è invece un ottimo mezzo di trasporto. Ma sono schiacciate dalle barriere architettoniche e sociali, dalla cecità sociale del continuare a costruire edifici senza scivoli, o con scivoli che quelli dell’acqua park hanno una pendenza minore. Tutto a norma di legge, però. O a norma di potere, che dir si voglia.Dalla pagina facebook di Saverio Tommasi: https://www.facebook.com/SaveTommasi/
Che altro aggiungere? È un concetto così semplice e facile da capire… Eppure sono poche le persone che al giorno d’oggi, ricordiamo che siamo nell’anno 2016, riescono a comprendere quanto siano importanti le parole e quanto sia importante l’accessibilità. Le persone sono persone, alcune possono avere una disabilità temporanea o permanente ma tutti siamo prima di tutto persone. Sarà capitato o capiterà a tutti, durante il corso della propria esistenza di provare sulla propria pelle la disabilità, (che non è una parola così brutta, è semplicemente la condizione di chi ha una ridotta capacità d’interazione con l’ambiente sociale rispetto a ciò che è considerata la norma. Ovvero una ridotta autonomia nello svolgere le attività quotidiane e nel partecipare alla vita sociale).
Condizione che si presenta, ad esempio, quando siamo costretti all’uso di stampelle a causa di un’ingessatura a una gamba o anche semplicemente quando abbiamo bisogno di occhiali per vedere bene. Sono esempi semplici ma facili da comprendere: con le stampelle e grazie a rampe o percorsi non accidentati possiamo muoverci anche se abbiamo una gamba ingessata, altrimenti siamo costretti a stare in casa. E allora la disabilità da cosa è data? Dalla gamba ingessata o dal poter usufruire o meno di ausili e spazi adatti?
L’accessibilità è importantissima! Dovremmo avere tutti una lampadina in testa che si accende ogni volta che parcheggiamo dove non dobbiamo, (stalli riservati a persone con disabilità, rampe, piste ciclabili, marciapiedi, …), giusto per ricordarci che anche a noi può tornar comodo la rampa per salire e scendere sul marciapiede, ad esempio quando portiamo a spasso i bambini piccoli con il passeggino.
C’è ancora tanto lavoro da fare, soprattutto a livello culturale visto che la nostra è una società molto egoista, abbiamo perso la capacità di pensare alle persone che vivono nella porta a fianco…
A tal proposito, sull’uso delle parole, cogliamo l’occasione per far presente che a noi non piace affatto l’utilizzo dei termini “fortunato” e “sfortunato” riferito rispettivamente a persone “normodotate” e persone “con disabilità“.
Perché suddividere in maniera così netta gruppi di persone che in comune potrebbero non avere proprio nulla? I normodotati sono tutti uguali? I disabili sono tutti uguali? A tal proposito vi invitiamo a leggere il post ironico di Iacopo Melio nel quale descrive il disabile ideale: http://www.fanpage.it/dieci-punti-per-riconoscere-il-disabile-ideale/
fortunato agg. Che ha fortuna, favorito dalla fortuna: è un uomo f.; è sempre stato f. nella vita; f. te!, f. lui!; puoi dirti f. che non t’è andata peggio; quando si nasce fortunati! …, a proposito di persona a cui le cose riescono bene senza suo merito; fortunato!, fortunatissimo!
fortuna s. f. Propriamente, nome di un’antica divinità romana, personificazione della forza che guida e avvicenda i destini degli uomini, ai quali distribuisce ciecamente felicità, benessere, ricchezza, oppure infelicità e sventura.
In senso più astratto la sorte, intesa soggettivamente, in quanto cioè si mostri benigna o maligna, mandando agli uomini quanto può determinare la loro felicità o infelicità. La sorte intesa oggettivamente, come vicenda, come alterna possibilità di condizioni buone e cattive, favorevoli e avverse.
Senza altra determinazione, la sorte favorevole, o più concretamente un avvenimento felice …
Le conclusioni traetele voi…
Noi crediamo che se ci impegniamo tutti per garantire a tutte le persone con e senza disabilità una vita dignitosa, il diritto allo studio, al gioco, allo svago, a viaggiare, al lavoro, accessibilità a tutti i luoghi pubblici e privati, … beh forse potremmo essere considerati tutti uguali e tutti in grado di essere più o meno fortunati non a causa della disabilità ma di eventi indipendenti da questa condizione. I diritti e l’accessibilità non hanno nulla a che fare con la fortuna, (che è indipendente da ogni azione), ma sono merito di azioni svolte dagli uomini.
Per dire… visto che il “disabile” viene spesso definito “sfortunato” o “meno fortunato” è quindi impossibile che vinca il Superenalotto?
Claudia Protti & Raffaella Bedetti – © Parchi per Tutti