Il parco che vorrei
04 Gen 2016

Alcuni brani tratti dal volume dedicato alla progettazione partecipata dei giardini di asili nido e scuole infanzia nelle città in provincia di Reggio Emilia: Albinea, Cadelbosco Sopra e Quattro Castella che potete scaricare dal sito E-R Sociale http://sociale.regione.emilia-romagna.it/

http://sociale.regione.emilia-romagna.it/documentazione/pubblicazioni/guide/i-quaderni-di-camina/il-parco-che-vorrei

Il parco offre ai bambini e ai ragazzi l’occasione di esplorare, comprendere e rappresentare il proprio ambiente; esso fornisce lo spazio ideale per combinare pensiero e fisicità, in un ambiente ricco di stimoli sensoriali che favoriscono la comunicazione e la creatività, l’esperienza e le capacità cognitive di analisi e di sintesi. Impegnati nel favorire la diffusione di buone prassi, segnaliamo volentieri questo volume a quanti – in altre realtà locali – vogliano ricercare un proprio cammino di progettazione partecipata

Sappiamo che il gioco libero – all’aperto – necessita una vastità di “equipaggiamento” per farlo funzionare bene. “Parti sciolte”: sabbia, acqua e innumerevoli oggetti manipolabili trovati nella natura sono essenziali ingredienti nel gioco d’infanzia

Nella prima infanzia si apprende per esperienza diretta; in particolare, l’importanza dell’interazione con l’ambiente fisico risulta essere fondamentale. I bambini molto piccoli giocano ovunque e in qualsiasi momento, ma per realizzare pienamente le loro potenzialità hanno bisogno di un ambiente ricco di possibilità e di opportunità.
Di fondamentale importanza diventa quindi poter offrire ai bambini una molteplicità di opportunità e di occasioni, non solo attraverso gli ambienti interni delle strutture, ma offrendogli occasioni di sperimentazione e conoscenza dell’ambiente esterno. Il gioco all’aperto diventa quindi un bisogno intrinseco che dà ai bambini la possibilità di vivere un’esperienza unica che non può essere offerta altrove.
L’importanza del gioco all’aperto per lo sviluppo infantile è stata riconosciuta da illustri filosofi e pedagogisti, tra cui Aristotele, Froebel, che “inventò” il termine “Kindergarten” e Piaget, che descrisse fin nei minimi particolari l’importanza dell’interazione tra bambino e ambiente.

Uno spazio esterno grande, anonimo, vuoto e piatto non è un giardino “educativo”; potrebbe sembrare semplicemente uno spazio per lo “sfogo” dei bambini.
Uno spazio dove regna la confusione, la dispersione, l’agitazione e la noia. Per arredarlo non è sufficiente inserire una serie di attrezzature, altrimenti lo si trasformerebbe semplicemente in una palestra all’aperto. Un giardino per l’infanzia deve essere un luogo articolato, accogliente, affascinante, deve poter rappresentare potenzialmente una miniera educativa.

Le attrezzature che offrono i parchi sono ideate per consentire ai bambini di dondolare, ruzzolare, scivolare, arrampicarsi… Offrono occasioni per sperimentare movimenti, per mettersi alla prova, per superarsi. Con questi movimenti i bambini giocano con i principi della fisica: la gravità, la forza centrifuga, il ritmo, il crescendo e il diminuendo della forza di spinta, l’equilibrio dei contrappesi, l’attrito o la mancanza di attrito di una superficie
Questo ci mostra come il giocare con le attrezzature non sia solo divertimento, ma sia invece un processo complesso. Il bambino deve anche mostrare altre capacità: osservare i compagni, avvicinarsi, scegliere il momento giusto, prendere coraggio, farsi avanti, tirarsi indietro, riprovare, condividere l’esperienza con altri, prendere delle decisioni, interrompere, riprendere, inventare delle variazioni, crescere nell’autostima e nella fiducia in sé. Inoltre è importante che le attrezzature siano ben calibrate all’età dei bambini perché non diventino pericolose, non scoraggino e non suscitino paure.Nel parco è importante considerare anche la presenza di panchine. Esse sono un invito implicito a recuperare una dimensione di calma, di raccoglimento, di riflessione. La panca può servire ai bambini per ritirarsi momentaneamente, per sdraiarsi a guardare le nuvole, e anche per arrampicarsi e per fare salti.

Secondo Penny Ritscher i bambini nel parco imparano a concentrarsi, imparano a prendere possesso dello spazio, ad usare le mani, a lavorare con tutto il corpo, imparano a superare le frustrazioni, imparano a ragionare per ottenere un risultato desiderato, imparano come attribuire senso alle cose, imparano ad osservare come si comportano i vari elementi della natura, imparano ad essere inventivi, imparano che si può collaborare ed infine imparano ad avere fiducia in se stessi.
La natura offre una grande varietà di materiali per giocare: sassolini, rametti, erba, foglie, bacche, fiorellini. Le foglie suonano sotto i piedi, si muovono con il vento, si sbriciolano, si possono rastrellare e ammucchiare. La natura si offre ai bambini in tutta la sua straordinarietà.

I parchi offrono spesso ai bambini anche materiali quali ghiaia, terra, sabbia. I bambini con questi materiali scavano, raccolgono, riempiono, svuotano, travasano, trasportano, costruiscono, modificano, demoliscono. La sabbiera è un cantiere dove i bambini lavorano, da soli o in gruppo. La sabbia è malleabile, vi si può imprimere una forma. Ma non sempre la sabbia obbedisce, bisogna imparare a conoscere le sue possibilità, le sue regole. Se è troppo asciutta non mantiene la forma che uno vorrebbe darle, se si costruisce troppo in alto non regge; se si scava una galleria troppo grande, crolla

Claudia Protti & Raffaella Bedetti – © Parchi per Tutti

 

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