Intervista a Francesca B. sui parchi inclusivi
08 Mar 2018

Intervista a Francesca B. sui parchi inclusivi

Abbiamo chiesto ad alcuni studenti che hanno scelto come argomento per la tesi i parchi gioco inclusivi o parchi accessibili e fruibili da parte di un’ampia tipologia di utenti di rispondere a qualche domanda. Queste sono le risposte di Francesca. Grazie!

  • Quale Università/facoltà hai frequentato e per quale motivo. Mi sono laureata a novembre 2016 in Terapia Occupazionale all’Università di Padova. Il corso di laurea in Terapia Occupazionale e la professione in sé è poco conosciuta in Italia, solo poche università propongono questo corso. Nemmeno io sapevo bene di cosa si trattasse. Ho scelto di frequentarlo e mi sono innamorata di questa professione dal momento che per riabilitazione molti pensano alla fisioterapia, mentre la terapia occupazionale, avendo come focus l’autonomia nelle attività di vita quotidiana, è estremamente importante per le persone che hanno una o più difficoltà. Un bambino può saper flettere il gomito ma non sa come mettersi una maglia.

 

  • Qual è il lavoro a cui aspiri? Per il momento lavoro in ambito età evolutiva e con diversi tipi di disabilità. Vorrei poter lavorare negli ambienti di vita reali dei bambini e non solo nelle strutture riabilitative.

 

  • Perché hai scelto di fare la tesi su un argomento così particolare? Ho scelto di fare la tesi su quest’argomento dal momento che mi sono posta la domanda: come fanno i bambini con disabilità ad andare al parco giochi? Quali sono i giochi a cui possono accedere? Chi si occupa di progettazione? Quali parametri tengono in riferimento? Essendo il gioco l’occupazione fondamentale del bambino, ed essendo il terapista occupazionale esperto di occupazioni e di adattamento ambientale, mi sono chiesta se questa figura possa essere integrata nel processo di progettazione dei parchi giochi inclusivi e se all’estero già collabora nei progetti. La tesi s’intitola: CREARE L’INCLUSIVITÀ: Il ruolo della Terapia Occupazionale nella progettazione dei parchi giochi per l’infanzia.

 

  • Come sei venuto a conoscenza delle aree gioco presso le quali anche i bambini con disabilità possono giocare? L’interesse per l’argomento è nato dalla partecipazione al Convegno Annuale CRIBA ER 2015 “Non Solo Altalena: Dimensione Inclusiva Del Parco Gioco”, durante il quale si discuteva degli attori partecipanti alla progettazione e alla realtà italiana dei parchi giochi. Al convegno erano presenti le mamme rappresentati il Blog Parchi per Tutti, che mi ha fornito informazioni utili per la mia ricerca rispetto alle aree gioco presenti in Italia.

 

  • Quale è stata la cosa più difficile nel tuo percorso riguardante i parchi per tutti? Cosa ti ha colpito, quali aspettative avevi e in cosa sei rimasto deluso? Hai riscontrato che la realtà è differente da ciò che avevi immaginato? La difficoltà maggiore è stato trovare articoli prettamente scientifici o indicizzati, anche se nella ricerca è stata riscontrata un’alta percentuale di studi che riguardano il tema dei parchi giochi e che sono stati scritti o condotti da terapisti occupazionali o in cui viene citato il terapista all’interno di essi.
    Rispetto all’Italia, è emersa nella realtà estera una maggior consapevolezza e considerazione degli standard di accessibilità e di Universal Design e anche una maggior legislazione che regola la progettazione e realizzazione dei parchi (per esempio l’Americans with Disabilities Act). In Italia non esiste una normativa di riferimento applicabile alle attrezzature ludiche, ma si sta valorizzando l’idea di parchi giochi inclusivi, tanto che fino ad oggi ne sono stati realizzati 30 parchi, anche se molti hanno solo alcune attrezzature accessibili, come per esempio l’altalena per carrozzine. Ciò che mi ha colpito è che i progettisti sono convinti che anche solo un’altalena possa consentire la partecipazione dei bambini con disabilità senza rendersi conto che questo crea isolamento. L’ambiente va studiato sulla base di tutti i possibili fruitori senza far emergere le difficoltà di qualcuno.

 

  • Quali parchi hai visitato e cosa ti è rimasto impresso, (ambiente circostante, strutture gioco, presenza di tante o poche persone, qualche particolare, …) Ho visto alcuni parchi (Veneto-Friuli), alcuni ben strutturati altri solo con la presenza di un’altalena per carrozzine o con pavimentazione non adeguata.

 

  • Qual è a tuo parere l’elemento imprescindibile di un’area gioco inclusiva? Un elemento imprescindibile è la varietà di stimoli in modo tale che possano giovarne tutti i bambini.

 

Claudia Protti & Raffaella Bedetti – © Parchi per Tutti

 

comment

  1. newsdigest

    22 Marzo 2018 at 5:32 am

    ciao,complimenti per la testimonianza, da noi in Italia non è per niente così facile usare la carrozzina! ( lo dice uno che è abbastanza pratico con la carrozzina. Grazie, Mario

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