Intervista a Michela P. sui parchi inclusivi
Abbiamo chiesto ad alcuni studenti che hanno scelto come argomento per la tesi i parchi gioco inclusivi o parchi accessibili e fruibili da parte di un’ampia tipologia di utenti di rispondere a qualche domanda. Queste sono le risposte di Michela. Grazie!
- Quale Università/facoltà hai frequentato e per quale motivo. Ho frequentato la triennale in Scienze Pedagogiche e dell’Educazione e dopo la laurea inizierò la magistrale in Pedagogia. Ho scelto questo indirizzo perché mi piace lavorare nel sociale con le persone.
- Qual è il lavoro a cui aspiri? Aspiro a lavorare con i bambini o in qualche centro diurno/comunità.
- Perché hai scelto di fare la tesi su un argomento così particolare? Come sei venuto a conoscenza delle aree gioco presso le quali anche i bambini con disabilità possono giocare? Ho scelto di fare questa tesi sui parchi inclusivi perchè inizialmente volevo scriverla sull’abbattimento delle barriere architettoniche in città ma poi un giorno ho letto un articolo sui parchi inclusivi e mi sono appassionata sempre di più a questo argomento. Ho consultato moltissimi siti internet e ho contattato Claudia e Raffaella di Parchi per tutti, loro sono state veramente disponibili, abbiamo parlato al telefono e mi hanno dato i contatti di una pedagogista che si occupa della tematica.
- Quale è stata la cosa più difficile nel tuo percorso riguardante i parchi per tutti? Cosa ti ha colpito, quali aspettative avevi e in cosa sei rimasto deluso? Hai riscontrato che la realtà è differente da ciò che avevi immaginato? La cosa più difficile per me è stata reperire materiali che trattassero questo tema, online si trova poco o nulla e sono presenti soprattutto le ditte che vendono giochi “inclusivi”. Gran parte del materiale che ho utilizzato è stato tratto dal sito di Parchi per tutti o mi è stato fornito dalla pedagogista sopracitata. Mi ha colpito il fatto che ci siano così pochi articoli italiani che trattino questo argomento, sono rimasta delusa perchè pensavo che in Italia ci fossero molti più parchi inclusivi. Innanzitutto avevo un’idea sbagliata di cosa fosse un parco inclusivo che associavo prevalentemente alla classica altalena “per disabili”; grazie a questo lavoro ho cambiato completamente la mia idea ed è sorto in me un grande interesse per cambiare le cose e rendere tutti i parchi italiani realmente inclusivi.
- Quali parchi hai visitato e cosa ti è rimasto impresso, (ambiente circostante, strutture gioco, presenza di tante o poche persone, qualche particolare, …). Qual è a tuo parere l’elemento imprescindibile di un’area gioco inclusiva? Ho visitato il parco inclusivo della mia città (Genova), mi è piaciuto molto riscontrare l’effettiva inclusività dei giochi ma sono rimasta un po delusa dal fatto che quest’area sia molto piccola e accanto ad essa ci sia un parco con strutture gioco molto più belle e attrattive ma non inclusive. Non credo ci sia un elemento imprescindibile di un’area ludica inclusiva, credo però che sia di vitale importanza inserire anche meno giochi ma fruibili da tutti, piuttosto che moltissimi giochi ma alcuni esclusivi per un solo tipo di disabilità. Grazie Claudia e Raffaella perchè penso che sia cambiato proprio il mio modo di pensare, adesso quando passo davanti a un’area giochi faccio subito caso se in essa siano presenti giochi inclusivi.
Claudia Protti & Raffaella Bedetti – © Parchi per Tutti