Parco giochi inclusivo – Christine Janssen
08 Dic 2017

Parco giochi inclusivo – Christine Janssen

08/12/2017. Pubblichiamo con piacere alcune riflessioni di Christine Janssen, terapista della riabilitazione dell’età evolutiva e dell’adolescenza, riguardo i parchi gioco inclusivi:

 

PARCO GIOCHI INCLUSIVO
Principi ispiratori per la progettazione e la gestione

 

DEFINIZIONE

Il parco giochi inclusivo è un parco giochi privo di barriere architettoniche dotato di giochi e attrezzature adatti a bambini normodotati e bambini con disabilità che ne consentano un utilizzo condiviso.

1. PREMESSA

La creazione di un parchi gioco inclusivi sta diventando una realtà diffusa in Italia e all’estero e questo è sicuramente un fatto positivo che dimostra quanto le istituzioni pubbliche siano attente al fenomeno della disabilità e al tema dell’inclusione. Parallelamente cresce la speranza che la creazione di un parco giochi inclusivo risolva automaticamente le problematiche legate all’uso dei giochi e ai comportamenti dei fruitori del parco.
In realtà l’attenzione maggiore va data proprio a questo secondo aspetto e cioè al tema dei comportamenti dei genitori e dei bambini che utilizzano la struttura perché un uso scorretto o poco consapevole dei bisogni del bambino con disabilità può portare a disincentivare i genitori di bambini con handicap ad utilizzare i giochi a loro destinati e a far fallire il progetto.
Christine Janssen, fisioterapista specializzata nella cura dei bambini con problemi neurologici a Bolzano ha promosso e progettato uno dei primi parchi gioco inclusivi italiani e soprattutto sta utilizzando la struttura del parco giochi inclusivo osservando i comportamenti di adulti e dei bambini.
Da questa esperienza pratica nascono le riflessioni che sono alla base dei principi ispiratori che vengono descritti di seguito e si riferiscono a due grandi temi della progettazione da un lato, e dei comportamenti dall’altro. A Bolzano è in corso un progetto che consente ai fisioterapisti di effettuare terapie nel parco inclusivo.

 

2. PROGETTAZIONE

2.1 I giochi destinati ai bambini con disabilità devono essere progettati e realizzati pensando a come verranno utilizzati dai bambini in modo da farli divertire. Il parco giochi inclusivo deve essere progettato da un equipe formata da rappresentanti di genitori, terapisti della riabilitazione, architetti specializzati.
2.2 Nel parco inclusivo non devono essere presenti attrezzature o giochi adatti ai soli bambini disabili che rappresentano un pericolo, se usati in modo improprio, per altri bambini (es. altalena per carrozzine)
2.3 Gli spazi destinati alla disabilità non devono essere separati dagli altri ma devono favorire il contatto fra i bambini affidando al comportamento consapevole dei genitori la prevenzione del rischio di scontri o cadute
2.4 La progettazione deve prevedere l’autonomia di spostamento del bambino disabile mediante la presenza di corrimani e di giochi adatti a chi si muove in carrozzina.
2.5 Il parco inclusivo dovrebbe avere nelle vicinanze dei locali adibiti a toilette e a ristoro.
2.6 I parchi gioco inclusivi devono essere facilmente raggiungibili dalle famiglie con bambini portatori di handicap, in particolare si dovranno prevedere parcheggi dedicati nelle vicinanze e una cartellonistica stradale che consenta il facile raggiungimento del parco giochi inclusivo: a questo scopo verrà creato un simbolo che lo identifichi a livello nazionale.
2.7 All’entrata del parco giochi inclusivo devono essere scritte le norme di comportamento e utilizzo dei giochi.

 
3. COMPORTAMENTI

3.1 I comportamenti di genitori, bambini (e terapisti) che utilizzano i parchi gioco inclusivi favoriscono l’utilizzo dei giochi garantendo precedenza e rispetto al bambino con disabilità
3.2 Il parco giochi inclusivo è un ecosistema di interazione fra attrezzature fisiche, genitori, bambini e terapisti e deve essere finalizzato al divertimento e alla conoscenza reciproca mediante un processo educativo che tiene conto delle esigenze del bambino con disabilità
3.3 La presenza nel parco giochi inclusivo di un terapista o di una persona formata sulla tematica della disabilità e dell’integrazione favorisce comportamenti corretti finalizzati al rispetto delle esigenze dei bambini disabili e a non scoraggiare l’uso dei parchi gioco inclusivi da parte delle famiglie
3.4 Va favorito l’incontro fra tutti i bambini in modo che attraverso il gioco si sciolgano eventuali diffidenze e venga garantita la priorità dell’uso dei giochi ai bambini con handicap e la loro tutela da comportamenti aggressivi o irruenti da parte degli altri bambini
3.5 I terapisti possono utilizzare i parchi gioco inclusivi in modo da favorire il recupero psicofisico del bambino con disabilità
3.6 Vanno favorite le iniziative di conoscenza dei parchi gioco inclusivi e di reciproca conoscenza delle famiglie di portatori di disabilità in modo che il parco giochi inclusivo possa venire utilizzato frequentemente e diventare luogo di scambio di esperienze e informazioni

Bolzano, 3/12/17

Christine Jannsen

Ringraziamo pubblicamente Christine per aver scritto queste importanti riflessioni nelle quali ritroviamo il nostro pensiero tranne per l’argomento “precedenza al bambino con disabilità per la fruizione delle strutture”. Naturalmente comprendiamo che il motivo di tale punto inserito in questo testo è sicuramente motivato dal fatto che spesso i genitori faticano a trasmettere ai figli rispetto ed empatia: se al parco, ad esempio, sono presenti due sole altalene e ci sono tanti bambini che vogliono salire per dondolare sarebbe bello che ognuno stazionasse sul gioco per pochi minuti per dare a tutti la possibilità di dondolare. Per un bambino con disabilità, soprattutto per l’accompagnatore gli sguardi durante l’attesa possono essere frustranti e pesanti. Talvolta addirittura i bambini con disabilità, che magari stanno facendo la fila per salire su una struttura gioco, non vengono considerati proprio perché si pensa che un bambino in carrozzina non possa lasciare la propria “sedia” e trasferirsi su un’altalena dotata di schienale. Si pensa che questi bambini stiano semplicemente guardando e non stiano facendo la fila, vengono ignorati e anche chi è arrivato dopo sale prima del bimbo disabile. Sarebbe davvero bello se provassimo a gettare via tutti gli stereotipi, nel momento in cui vediamo un bambino in carrozzina, cieco, ipovedente o con disabilità intellettiva proviamo a immaginarlo come un bambino, solo un bambino! Sicuramente il primo pensiero non sarà più “sta solo osservando gli altri bambini giocare” ma “vuole giocare anche lui”! 

Naturalmente ci piacerebbe conoscere la vostra opinione, sapere quali sono per voi gli elementi imprescindibili di un’area giochi per tutti, attendiamo i vostri commenti.

Claudia Protti & Raffaella Bedetti – © Parchi per Tutti

 

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