Il bambino naturale – Riflessioni sull’educazione “al rischio” e bambini super protetti: tra controllo e libertà

Nel 1978, Frank Nelson, un bambino ai primi passi, si arrampicò su uno scivolo di tre metri e mezzo con la madre Debra a pochi passi da lui. La struttura, installata tre anni prima, era conosciuta come “il tornado” perché lo scivolo si avvolgeva su se stesso, ma il piccolo non arrivò mai in fondo. Cadde nel buco fra il corrimano  e i gradini, battendo la testa sull’asfalto.
Un anno dopo, i suoi genitori denunciarono il Chicago Park District e le due aziende che avevano costruito e installato lo scivolo. Frank si era fratturato il cranio cadendo e aveva riportato danni cerebrali permanenti.
Nel 1981 la Consumer Product Safety Commission  pubblicò il primo “Manuale per la sicurezza nei parchi giochi”, brevi linee guida di carattere generale per la gestione delle attrezzature (la parola linee guida era in grassetto, per evidenziare che non si trattava di requisiti).

“Non avvengono più incidenti?… Una madre può correre il rischio di portare il suo bambino in cima a un “tornado”, con tutte le migliori intenzioni, e avere un incidente?  Chi è responsabile per un bambino in un parco giochi, la municipalità o il genitore?…Le altalene colpiscono alla testa i bambini di 1 anno, immagino con conseguenze tragiche in talune circostanze. Vogliamo eliminare le altalene?
Nel corso degli anni, il manuale ufficiale per i beni di consumo ha subìto diverse revisioni; attualmente è provvisto di una serie di linee guida tecniche per i produttori.
Sempre di più, gli standard sono stabiliti da ingegneri, tecnici, esperti e avvocati, con un contributo minimo da parte di “persone che ne sappiano qualcosa sul gioco dei bambini”, come dice William Weisz. Il manuale include prescrizioni specifiche sull’esatta altezza, ripidità e inclinazione di quasi ogni parte delle attrezzature. Pavimenti in gomma o trucioli di legno in teoria sono obbligatori; prato e terra “non sono considerate superfici protettive perché l’usura e fattori ambientali ne possono ridurre l’efficacia nell’assorbimento degli urti.” Per quanto si voglia andar lontano, non è ormai facile trovare un parco che abbia qualche elemento di sorpresa. I bambini trovano gli stessi scivoli con altezze e angoli identici a quelli del loro quartiere, e con accessori molto simili.

Ellen Sandseter, professoressa al Queen Maud University College di Trondheim, specializzata nell’educazione della prima infanzia, aveva scritto la sua tesi per il master sui giovani adolescenti e il loro bisogno di sperimentare il rischio e le sensazioni forti; aveva notato che se non riuscivano a nutrire il proprio desiderio in modi socialmente accettabili, alcuni sceglievano comportamenti più avventati. Si chiedeva se una simile dinamica potesse far presa anche sui bambini più piccoli, man mano che i parchi giochi diventavano sempre più sicuri e meno interessanti. Iniziò a osservare e intervistare i bambini nei parchi norvegesi.
Nel 2011 pubblicò i risultati della sua ricerca in un articolo dal titolo “Prospettive evolutive del gioco rischioso nei bambini: effetti antifobici delle esperienze emozionanti.” I bambini, concludeva, hanno una vera necessità sensoriale di provare il pericolo e l’eccitazione; questo non significa che ciò che fanno debba essere davvero pericoloso, ma solo che debbano sentire che stanno correndo un grosso rischio. La cosa li spaventa, ma poi superano la paura.
Nella pubblicazione, la Sandseter individua sei tipi di gioco rischioso:
1) l’esplorazione delle altezze…
2) …
3) …
4) …
5) sperimentare la velocità …
6) esplorare per conto proprio.

Nell’intraprendere un gioco rischioso, i bambini si sottopongono in effetti a una forma di terapia dell’esposizione graduale, in cui si costringono a fare la cosa di cui hanno paura per superare la paura stessa. Ma se non attraversano mai un simile processo, la paura può trasformarsi in fobia. Per paradosso, scrive la Sandseter, “il nostro timore che i bambini si facciano male”, perlopiù in modo non grave, “potrebbe avere come risultato bambini più paurosi e un aumento delle psicopatologie”.

Per leggere la notizia clicca qui: http://www.bambinonaturale.it/2016/01/educazione-rischio-bambini-super-protetti-controllo-liberta/

Claudia Protti & Raffaella Bedetti – © Parchi per Tutti

 

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