“Giocare per imparare a vivere. Il valore del gioco nell’infanzia” Anna Oliverio Ferraris

Pistoia – Dialoghi sull’uomo, festival di antropologia del contemporaneo, settima edizione 27-28-29 maggio 2016 dedicata a “L’umanità in gioco. Società culture e giochi”. 

La cultura nasce in forma ludica (come ha scritto lo storico Johan Huizinga), dunque il gioco non è solo un’attività per bambini, seppure fondamentale per un sano sviluppo psichico, il gioco è al centro della cultura, perché è attraverso la simulazione, la finzione, il prefigurare situazioni che si costruisce umanità. Dialoghi, conferenze, spettacoli, film e anche qualche gioco per parlare di regole e disciplina, ma anche di piacere e felicità, di logica, di azzardo, di avventura e rischio, di simulazione e strategia, di apprendimento ed evoluzione, grazie ad antropologi, ma anche filosofi, scrittori, sociologi, scienziati, psicoanalisti, sportivi.

Perché giocare, per citare Umberto Eco, è “uno dei bisogni fondamentali dell’essere umano”. 
Alcune citazioni di Anna Oliverio Ferraris dal suo intervento “Giocare per imparare a vivere. Il valore del gioco nell’infanzia”
 
– Il gioco ha delle grandissime potenzialità per cui non può essere represso, il gioco in primo luogo è libertà ed è molto importante che nell’infanzia si faccia questo tipo di esperienza.

– I bambini di oggi fanno tantissime attività ma quasi tutte organizzate dagli adulti.

– In America è stata fatta una ricerca che ha portato alla conclusione che c’è una relazione tra il declino dei giochi di movimento e lo stare all’aperto e l’aumento di psicopatologie dell’adolescenza, (Peter Gray)

– Se i piccoli di tutte le specie di mammiferi giocano c’è un motivo ed è quello che madre natura ha dato questa possibilità ai suoi piccoli per consentire di imparare a prendere contatto con il modo e imparare tante cose in maniera lieve, divertendosi, lontano dai pericoli. Senza lasciarsi schiacciare dalla paura. Il gioco è uno strumento di crescita e conoscenza.

– I giochi sviluppano l’intelligenza. Molti considerano il gioco un’attività di secondo livello, un modo per scaricare energia o una perdita di tempo e invece alcuni studi hanno dimostrato che il gioco spontaneo di movimento, sociale, potenzia l’intelligenza.

– L’intelligenza del bambino si avvale della partecipazione del proprio corpo. È impegnando tutti e 5 i sensi, muovendosi, spostandosi che il bambino impara.

– Alcuni Paesi tengono conto, nel loro sistema scolastico, della potenzialità del gioco. Per esempio la Finlandia, che viene spesso portata di esempio, perché nelle gare internazionali di matematica, lingua, i ragazzi vincono spesso. Loro hanno un anno in meno di scuola, iniziano il ciclo a 7 anni invece che 6 come in Italia. Loro hanno scelto un’altra strategia ovvero di lasciare ai bambini un anno in più per giocare. Gli insegnanti stimolano certi tipi di giochi oltre a lasciare spazio ai giochi liberi e spontanei. I giochi vengono svolti spesso all’aria aperta nonostante il clima freddo. I Finlandesi sono convinti che lasciare un anno in più di gioco non è una perdita di tempo

– Nel nostro Paese, ma non solo, tanti spazi in cui i bambini potevano incontrarsi e giocare in maniera informale sono scomparsi, invasi dal traffico. Piazze trasformate in parcheggi o fondamenta di palazzi, quartieri costruiti senza prevedere spazi per i giochi e per il relax degli adulti. Niente giardini, piste ciclabili, …

– Tra i 3 e 6 anni si mettono le basi per l’intelligenza sociale, fondamentale nella vita delle persone, ed è importante che in questo periodo i bambini giochino con altri bambini. Se non li facciamo incontrare tra di loro questa intelligenza sociale difficilmente si sviluppa. I bambini hanno tanti contatti con gli adulti, pochi con altri bambini. Il gioco tra coetanei è importante perché permette di fare scoperte diverse rispetto al gioco con un adulto.

Non dobbiamo dimenticare che, anche se siamo circondati da tecnologie molto sofisticate i bambini continuano ad avere un corpo e un’intelligenza concreta e imparano per tutta l’infanzia facendo, muovendosi, toccando, sperimentando. La lezione della Montessori non va dimenticata. 

Claudia Protti & Raffaella Bedetti – © Parchi per Tutti

 

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