Riflessione senza foto
13 Lug 2023

Riflessione senza foto

In questo articolo nessuna fotografia, solo immagini da visualizzare nella mente: 

  • un parco con alberi, siepi e aiuole fiorite e lungo un vialetto una panchina con schienale e un buco al centro: una donna comodamente seduta a destra, un signore anziano a sinistra e al centro una persona seduta in una sedia a rotelle posizionata tra le due persone “normodotate”. 
  • un’altalena con pedana in grado di ospitare una sedia a rotelle su cui è posizionata una bambina sorridente durante il dondolio della struttura gioco; attorno a questa altalena sono presenti altre strutture utilizzabili solo da bambini in grado di camminare.
  • una struttura gioco in mezzo a un prato composta da due scivoli, una piccola parete di arrampicata, un oblò per guardare dall’alto chi si sta arrampicando, tubi parlanti e una rampa con un piccolo camminamento accessibile che non conduce allo scivolo ma permette a chi è in carrozzina di usare i pannelli ludici.

Queste immagini, spesso affiancate da altre in cui il sindaco indossa la fascia tricolore in occasione dell’inaugurazione del parco e da parole come “inclusione”, “diritti dei bambini”, “attenzione alle persone con disabilità” vengono sempre commentate sui social network con: applausi, complimenti, congratulazioni, bravi, super, evviva, finalmente!

Quello che stupisce è che i commenti sono tutti dettati da un sentimento istintivo di buonismo che si presenta quando si vede una persona con disabilità in mezzo a persone “normodotate” o si vede una rampa attaccata a una struttura gioco oppure ancora si legge in un articolo la frase “è stato realizzato uno spazio inclusivo in grado di accogliere tutti, privo di barriere architettoniche e in grado di accogliere tutti”.

Possibile che nessuna delle persone che commenta si fermi a riflettere sulla reale utilità della panchina con il buco? Di un’altalena esclusivamente riservata a utenti in carrozzina o di una rampa attaccata a una struttura gioco posata su prato che non è certo il terreno più facilmente transitabile da parte di un utente con ridotta capacità motoria?

Sono le immagini ad annebbiare la mente? Ci basta vedere il volto sorridente di un bambino seduto in sedia a ruote per spegnere sul nascere qualsiasi ragionamento volto a capire l’utilità di ciò che vedono i nostri occhi? In un mondo che corre velocissimo, dominato dalle immagini e video brevissimi, abbiamo forse perso la capacità di soffermarci a leggere attentamente un articolo e riflettere se quanto è scritto corrisponde a realtà?

Ai pochi commenti di critiche riguardo la reale utilità o mancanza di accessibilità qualcuno risponde: meglio poco che nulla, è un inizio. Un inizio di cosa? Di un parco dove un bambino che si sposta in carrozzina non potrà mai muoversi in autonomia e dove sarà relegato in un angolino a giocare con un pannello ludico o su un’altalena esclusivamente riservata a lui? L’inizio di una panchina con una seduta in meno per lasciare spazio a un utente che la sedia se la porta sempre appresso e che in diversi casi non potrà neppure essere posizionata al meglio nello spazio vuoto perché ha uno schienale dallo spessore troppo grande o che comunque una volta infilato in quel buco non può guardare in faccia chi è seduto a destra e sinistra perché ha difficoltà a muovere il collo?

Noi vi invitiamo a riprendere la bella abitudine di osservare, leggere, riflettere. Poniamoci domande, immedesimiamoci, chiediamo ai famosi stakeholder cosa ne pensano… Solo in questo modo avremo città più a misura di tutti i cittadini. Se l’amministrazione comunale di turno, in occasione dell’inaugurazione di un parco dichiarato inclusivo, che di inclusivo ha poco o nulla, riceve solo complimenti, sarà difficile che in futuro si sforzi di realizzare un parco migliore. 

Claudia Protti & Raffaella Bedetti – © Parchi per Tutti

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